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Effetti benefici di Selumetinib nelle pazienti con recidiva di cancro ovarico di basso grado


Uno studio di fase II ha mostrato che Selumetinib è in grado di produrre alti tassi di risposta nel trattamento delle recidive di carcinoma sieroso a basso grado dell’ovaio o del peritoneo.

I pazienti con carcinoma ovarico sieroso di basso grado di solito vengono diagnosticati in età più giovane e vanno incontro a più lunga sopravvivenza globale, rispetto ai pazienti con carcinoma sieroso di alto grado.
Tuttavia, il tumore sieroso di basso grado ha mostrato chemioresistenza per i farmaci di prima linea e nella malattia recidivante.

Studi precedenti hanno dimostrato che sia i tumori ovarici sierosi a bassa malignità sia i carcinomi sierosi di basso grado dell'ovaio presentano una maggiore frequenza di mutazioni KRAS e BRAF, una frequenza più alta di espressione di MAPK attiva e una più bassa frequenza di mutazioni TP53, rispetto ai carcinomi sierosi di alto grado.

Per determinare se queste mutazioni nella via MAPK possono rappresentare un bersaglio per controllare la crescita tumorale, sono state arruolate 52 donne ( di età uguale o superiore a 18 anni ) con recidiva di carcinoma sieroso ovarico o peritoneale di basso grado.

Le pazienti hanno ricevuto Selumetinib 50 mg per via orale due volte al giorno fino alla progressione della malattia.

Otto pazienti ( 15% ) hanno dimostrato una risposta obiettiva al trattamento. Un paziente ha avuto una risposta completa, e 7 hanno mostrato risposte parziali.
Trentaquattro pazienti ( 65% ) hanno presentato stabilizzazione della malattia.

Le tossicità di grado 3 o 4, correlate al trattamento, comprendevano: tossicità gastrointestinale, dermatologica, metabolica, fatigue, anemia, dolore, eventi cardiaci.

Dallo studio è emerso che Selumetinib ha un’attività importante nella recidiva di tumori sierosi di basso grado, in particolare rispetto alla attività della chemioterapia citotossica.
Il regime è anche associato a minore tossicità rispetto ai regimi citotossici. ( Xagena2013 )

Fonte: Lancet Oncology, 2013

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