È stata esaminata la possibilità di utilizzare la genotipizzazione di CYP2D6 per stabilire la dose ottimale di Tamoxifene ( Nolvadex ) e si è indagato se il metabolita attivo principale del Tamoxifene, Endoxifene, possa risultare aumentato dal dosaggio di Tamoxifene genotipo-guidato nei pazienti con metabolismo intermedio del CYP2D6.
Un totale di 119 pazienti in terapia con Tamoxifene 20 mg al giorno per più di 4 mesi e non in terapia con un forte inibitore del CYP2D6 sono stati testati per genotipo CYP2D6 e per le concentrazioni plasmatiche del metabolita del Tamoxifene.
I pazienti identificati come metabolizzatori veloci del CYP2D6 sono rimasti in cura a 20 mg e quelli intermedi o lenti hanno aumentato la dose a 40 mg al giorno; 89 pazienti valutabili hanno ripetuto le misurazioni del metabolita del Tamoxifene 4 mesi dopo.
Come previsto, la concentrazione media di Endoxifene al basale era maggiore nei metabolizzatori veloci ( 34.3 ng/mL ) rispetto sia ai metabolizzatori intermedi che lenti ( 18.5 ng/mL, P=0.0045; 4.2 ng/mL, P inferiore a 0.001, rispettivamente ).
Quando la dose è stata aumentata da 20 mg a 40 mg nei pazienti metabolizzatori intermedi e lenti, la concentrazione di Endoxifene è aumentata sensibilmente; nei metabolizzatori intermedi è stato osservato un cambiamento intrapaziente mediano dal basale di 7.6 ng/mL ( -0.6 fino a 23.9, P inferiore a 0.001 ) e nei metabolizzatori lenti un cambiamento di 6.1 ng/mL ( 2.6 fino a 12.5; P=0.020 ).
Dopo l'aumento della dose, non c'è stata più una differenza significativa nelle concentrazioni di Endoxifene tra pazienti metabolizzatori veloci e intermedi ( P=0.84 ); tuttavia la concentrazione di Endoxifene nei metabolizzatori lenti era ancora significativamente più bassa.
In conclusione, questo studio ha dimostrato la praticabilità di un dosaggio di Tamoxifene in base al genotipo e ha mostrato che raddoppiando la dose di Tamoxifene può aumentare la concentrazione di Endoxifene nei pazienti metabolizzatori intermedi e lenti. ( Xagena2011 )
Irvin WJ Jr et al, J Clin Oncol 2011; 29
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