La terapia endocrina neoadiuvante rappresenta una potenziale alternativa all’approccio standard basato sulla chemioterapia citotossica prima della resezione chirurgica nelle pazienti con carcinoma alla mammella positivo ai recettori per gli estrogeni ( ER ).
Tra le donne in postmenopausa con tumore mammario avanzato e sottoposte a terapia ormonale prima dell'intervento chirurgico, la sopravvivenza libera da progressione è stata pari al 62.9%, che non differiva da quella delle donne trattate con chemioterapia pre-operatoria.
La sopravvivenza globale a 5 anni è stata del 79.1% con la terapia neoadiuvante a 5 anni; statisticamente simile a quella riscontrata con la chemioterapia neoadiuvante.
Sono stati esaminati i dati di 145 donne in post-menopausa con tumore alla mammella ER-positivo, che si erano sottoposte a una terapia endocrina neoadiuvante oppure a una chemioterapia neoadiuvante prima della chirurgia per la asportazione del tumore ( nel 95% dei casi, mastectomia ).
L’età mediana delle pazienti era di 59 anni, mentre il periodo osservazionale mediano è stato di 49 mesi.
Al basale, l’82% dei tumori erano duttale; la dimensione mediana del tumore era di 6 cm; nel 62% delle donne la malattia era in stadio III. Tutte le pazienti erano ER-positive; il 79% era anche positivo al recettore del progesterone ( PR ); l'8% mostrava un iperespressione di HER2.
Un terzo delle pazienti è stata trattata con la terapia endocrina, che nella maggioranza dei casi consisteva in un inibitore della aromatasi, per una mediana di 7 mesi prima dell'intervento chirurgico.
Più della metà delle pazienti trattate con la chemioterapia neoadiuvante, aveva ricevuto il tradizionale regime a base di antracicline e taxani con aggiunta di Platino.
Al basale, i pazienti dei due gruppi erano simili riguardo a stadio T e istologia, ma quelle sottoposte alla terapia endocrina neoadiuvante erano più anziane ( tutte di età superiore ai 50 anni ), mentre il 10% di quelle del gruppo trattato con la chemioterapia erano sotto i 50 anni.
Il 13% delle donne del gruppo terapia endocrina erano in stadio II, e l'87% erano in stadio III versus, rispettivamente, il 33% e il 67% nel gruppo chemioterapia.
Dopo l'intervento chirurgico, non sono state riscontrate differenze nello stato linfonodale, nelle dimensioni del tumore e nelle sue variazioni nelle dimensioni del tumore, o alla percentuale di risposta patologica completa.
L'incidenza cumulativa di recidiva locoregionale a 5 anni tra le pazienti trattate con la terapia endocrina neoadiuvante è stata del 6.2%, non diversa da quella osservata nel gruppo chemioterapia neoadiuvante ( P=0.256 ).
I fattori associati a un minor rischio di recidiva locoregionale comprendevano: essersi sottoposti a radioterapia post-operatoria ( 3.3% vs 24%; P= 0.11 ) e avere una malattia PR+ ( 1.6% vs 28.8%; P=0.002 ).
Lo studio ha mostrato che la terapia endocrina neoadiuvante è un'alternativa praticabile alla chemioterapia neoadiuvante in un gruppo selezionato di donne in postmenopausa con tumore ER-positivo. ( Xagena2011 )
Fonte: American Society for Radiation Oncology ( ASTRO ) Meeting, 2011
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