Un sottostudio del Women's Health Initiative ( WHI ) ha mostrato che nelle donne che sono state sottoposte ad isterectomia, l'impiego di Estrogeno è risultato associato ad un rischio significativamente ridotto di un predittore di futuri eventi cardiovascolari.
Nello studio si è evidenziato che le donne che facevano uso di Estrogeno presentavano più bassi livelli di placca calcificata nelle arterie coronariche, rispetto alle donne che assumevano placebo.
Studi osservazionali, prima che lo studio WHI fosse effettuato, avevano indicato che gli ormoni erano in grado di proteggere le donne nei confronti della malattia cardiaca, dell'osteoporosi e della demenza.
Ma nel 2002 quando furono pubblicati i dati dello studio Women's Health Initiative emerse che la terapia ormonale poteva essere associata ad un aumento dei rischi.
Il braccio terapia ormonale dello studio WHI si componeva di 2 studi clinici:
a) uno per le donne che avevano ancora l'utero ( metà delle donne erano state assegnate ad assumere una combinazione di Estrogeno e di Progestinico );
b) un altro per le donne che erano state sottoposte ad isterectomia ( metà delle donne erano state assegnate ad assumere il solo Estrogeno.
Il braccio Estrogeno e Progestinico fu interrotto nel 2002 quando emerse che le donne, che assumevano la terapia combinata andavano incontro ad un maggior rischio di tumore mammario, ictus, trombosi e, nel primo anno di trattamento, di infarto miocardico.
Il braccio solo Estrogeno è stato interrotto nel 2004, un anno prima della normale conclusione, per il possibile aumento del rischio di ictus e di trombosi, con nessun beneficio riguardo alla malattia cardiaca.
Nonostante la conclusione prima del termine dei due bracci, i dati sono stati ulteriormente analizzati per meglio comprendere gli effetti della terapia ormonale.
Sebbene l'analisi iniziale dei dati WHI abbia trovato che l'estrogeno non esercita alcun effetto sul rischio di infarto miocardico tra le donne di età compresa tra 50 e 79 anni, le analisi secondarie hanno indicato che ci potrebbero essere dei benefici per le donne attorno ai 50 anni e per quelle entro 10 anni dalla menopausa.
Marcia L Stefanick della Stanford University a Palo Alto negli Stati Uniti e colleghi, hanno sottoposto 1.064 donne di età compresa tra 50 e 59 anni, che erano state trattate solamente con Estrogeno, a tomografia computerizzata a livello cardiaco per rilevare i livelli di calcio coronarico. L'esame è stato completato in media 1,3 anni dopo che il braccio solo Estrogeno era stato interrotto.
La placca calcificata è risultata il 20-40% più bassa nelle donne che avevano assunto Estrogeno, rispetto alle donne assegnate a placebo.
E' stato inoltre osservato che nelle donne con un'aderenza alla terapia di almeno l'80%, il punteggio del calcio coronarico era 50-60% più basso per le donne trattate con Estrogeno rispetto a quelle nel gruppo placebo.
Secondo Stefanick è opportuno considerare che la malattia cardiaca è solo un potenziale rischio per la salute della terapia ormonale. Le donne, prima di assumere Estrogeno, dovrebbero considerare il rapporto rischio/beneficio della terapia ormonale di sotituzione, tra cui un aumentato rischio di ictus e di trombosi.
Un editoriale apparso sullo stesso numero del The New England Journal of Medicine, ritiene che lo studio della Stefanick porti elementi a sostegno dell'ipotesi del tempo, per la quale l' Estrogeno può avere effetti benefici sul cuore se usato come terapia di sostituzione prima della caduta, per lungo periodo, dei livelli di estrogeni ovarici. La stessa ipotesi sostiene che la terapia ormonale, se viene iniziata dopo un lungo periodo di deprivazione dell’estrogeno, può essere dannosa.
Tuttavia, secondo Stefanick, i dati dello studio non sono a sostegno dell'ipotesi del tempo, perché sono state studiate solo le donne più giovani in postmenopausa, e non sono noti i valori del calcio coronarico delle donne più anziane.
Le donne che scelgono di iniziare la terapia con Estrogeno dovrebbero assumere i più bassi dosaggi possibili e per il più breve tempo possibile. ( Xagena2007 )
Fonte: Stanford University, 2007
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