Lo studio POPI ( Prevention Of Pelvic Infection ), randomizzato e controllato, è stato condotto su un gruppo di studentesse con l’obiettivo di valutare se lo screening e il trattamento di donne per infezioni da Clamidia potessero ridurre la malattia infiammatoria pelvica nei successivi 12 mesi.
Sono state coinvolte 2.529 studentesse sessualmente attive con età media 21 anni ( intervallo 16-27 anni ) che hanno completato un questionario e hanno fornito tamponi vaginali auto-prelevati.
La principale misura di esito era l’incidenza di malattia infiammatoria pelvica a 12 mesi.
La prevalenza basale di Clamidia è stata pari al 5.4% nelle donne sottoposte a screening e 5.9% nei controlli.
Il 94% delle donne è stato rivalutato dopo 12 mesi.
L’incidenza di malattia infiammatoria pelvica è stata del 1.3% nelle donne sottoposte a screening rispetto a 1.9% nei controlli ( rischio relativo, RR=0.65 ).
Il 9.5% delle donne del gruppo controllo positive per infezione da Clamidia al basale hanno sviluppato malattia infiammatoria pelvica nel corso dei 12 mesi contro l’1.6% delle donne sottoposte a screening ( RR=0.17 ).
Tuttavia, la maggior parte degli episodi di malattia infiammatoria pelvica si sono presentati in donne negative per Clamidia al basale ( 79% ).
Il 22% delle donne ha dichiarato di essersi sottoposta in modo indipendente al test per la Clamidia nel corso dello studio.
In conclusione, benché alcune prove suggeriscano che lo screening per la Clamidia riduca i tassi di malattia infiammatoria pelvica, soprattutto in donne con infezione da Clamidia al basale, l’efficacia di un singolo test per la Clamidia nella prevenzione della malattia infiammatoria pelvica nel corso di 12 mesi potrebbe essere sovrastimata. ( Xagena_2010 )
Oakeshott P et al, BMJ 2010; 340: c1642. doi: 10.1136/bmj.c1642
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