Uno studio di popolazione caso-controllo ha determinato il rischio di ictus associato alle vie di somministrazione orale e transdermica della terapia di sostituzione ormonale.
Sono state arruolate dal General Practice Research Database tutte le donne di età compresa tra 50 e 79 anni nel periodo 1987-2006 e sottoposti a trattamenti che rispettavano i criteri di qualità predeterminati e senza diagnosi di ictus prima dell’arruolamento nella coorte di studio.
Per ciascun caso di ictus sopraggiunto nel corso del follow-up, sono stati selezionati fino a 4 controlli nella stessa classe di rischio della paziente con ictus.
L’esposizione a terapia di sostituzione ormonale è stata suddivisa in solo estrogeni, estrogeni più progestogeni, solo progestogeni, e Tibolone ( Livial ).
Gli estrogeni sono stati ulteriormente suddivisi secondo la via di somministrazione ( orale versus transdermica ) e la dose ( alta versus bassa ).
Le principali misure di esito erano il rate ratio ( rapporto tra tassi; RR ) di ictus associato ad attuale uso di terapia di sostituzione ormonale orale e transdermica rispetto all’assenza di somministrazione.
Sono stati coinvolti 15.710 casi di ictus e 59.958 controlli e il tasso di ictus nella coorte è stato pari a 2.85 per 1000 per anno.
Il rate ratio aggiustato di ictus associato all’uso attuale di terapia di sostituzione ormonale transdermica è stato di 0.95 rispetto al non-utilizzo.
Il rischio di ictus non è aumentato con l’uso di bassa dose di estrogeno con cerotti ( RR=0.81 ) rispetto al non-utilizzo, mentre il rischio è aumentato con cerotti ad alto dosaggio ( RR=1.89 ).
Le attuali utilizzatrici di terapia di sostituzione ormonale orale hanno mostrato un tasso di ictus più alto rispetto alle donne che non facevano uso di tale terapia ( RR=1.28 ) sia con la bassa sia con l’alta dose.
In conclusione, l’uso di terapia di sostituzione ormonale transdermica a bassa dose di estrogeno non sembra aumentare il rischio di ictus, ma nell’interpretazione di queste osservazioni non può essere del tutto esclusa la presenza di fattori confondenti residui. ( Xagena2010 )
Renoux C et al, BMJ 2010; 340: c2519
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