L’obiettivo dello studio condotto da Ricercatori del Princess Margaret Hospital di Toronto in Canada, è stato quello di determinare la differenza riguardo ai gravi eventi avversi tra gli inibitori dell'aromatasi e il Tamoxifene ( Nolvadex), e di verificare l’eventuale miglioramento di questi eventi avversi con il passaggio agli inibitori dell’aromatasi dopo 2-3 anni di Tamoxifene.
Dall’analisi è emerso che il trattamento, di qualsiasi durata, con gli inibitori dell’aromatasi era associato a una maggiore probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari ( odds ratio, OR=1.20, p=0.01; numero necessario da trattare, NNT=143 ) e fratture ossee ( OR=1,48, p minore di 0.00001; NNT=34 ), ma a una ridotta probabilità di trombosi venosa ( OR=0.53, p minore di 0.00001; NNT=67) e di carcinoma dell’endometrio ( OR=0.32, p minore di 0.00001; NNT=200 ).
I rischi dei singoli eventi avversi gravi sono risultati simili per le due strategie di somministrazione degli inibitori dell’aromatasi, upfront ( da subito ) e dopo Tamoxifene.
Tuttavia, rispetto a 5 anni di Tamoxifene, è stata riscontrata una tendenza non-significativa verso un aumento della mortalità con l’uso upfront degli inibitori dell’aromatasi ( OR=1.12, p=0.16 ), ma una ridotta mortalità con il passaggio agli inibitori dell’aromatasi dopo Tamoxifene ( OR=0.74, p=0.03 ).
In conclusione, il trattamento con gli inibitori dell’aromatasi è associato ad un aumento statisticamente significativo del rischio cardiovascolare, che è della stessa entità del rischio di trombosi venosa e del tumore dell'endometrio con 5 anni di Tamoxifene.
Mentre il passaggio dal Tamoxifene agli inibitori dell’aromatasi non sembra ridurre il rischio per lo sviluppo di eventi avversi gravi, rispetto all’uso da subito degli inibitori dell’aromatasi, un minor numero di decessi correlati al tumore al seno si è verificato con la strategia basata sul passaggio da Tamoxifene rispetto alla strategia upfront. ( Xagena2010 )
Fonte: San Antonio Breast Cancer Symposium, 2010
Farma2010 Gyne2010 Onco2010