Il termine vaginosi indica un'infezione genitale in assenza di risposta infiammatoria caratteristica. La vaginosi batterica è una condizione morbosa molto comune: si calcola che tale diagnosi venga posta nel 35-60% delle donne che si rivolgono al Ginecologo a causa di una sintomatologia genito-urinaria.
Queste infezioni si manifestano con maggiore frequenza nelle donne sessualmente attive ( 20-30% dei casi ) e nelle gravide ( fino a1 30% delle gestanti nel corso del 2°-3° trimestre di gravidanza ).
Dal punto di vista eziopatogenetico la vaginosi batterica è caratterizzata da un'eccessiva crescita di germi commensali quali la Gardnerella vaginalis, il Mycoplasma hominis e di numerose specie di anaerobi ( Mobiluncus, Peptostreptococcus, Bacterioides, Eubacterium ) a scapito della componente lattobacillare.
Il motivo di questo disequilibrio della flora vaginale non è noto: alcuni Autori ritengono possa essere la conseguenza di un uso eccessivo ed improprio delle lavande vaginali, altri che possa trattarsi di una malattia sessualmente trasmessa.
Dal punto di vista clinico le pazienti lamentano solo la comparsa di perdite vaginali biancastre schiumose dal caratteristico odore di pesce che diventa ancor più avvertibile se a queste secrezioni viene aggiunta una goccia di KOH al 10%.
L’esame colposcopico permette di apprezzare un'abbondante secrezione omogenea biancastra e schiumosa che si raccoglie nel fornice vaginale posteriore .
Tale materiale ha un pH maggiore di 4,5 ( la cartina al tornasole va posta direttamente sulla parete vaginale ) ed il suo esame microscopico rivela la presenza delle cosiddette clue cells ( cellule traccia ).
Quest'ultime sono elementi cellulari dell'epitelio vaginale che sono quasi completamente ricoperti da batteri pleiomorfi .
La vaginosi batterica può determinare complicanze ginecologiche ( cervicite purulenta, endometrite, malattia infiammatoria pelvica, sterilità ) ed ostetriche ( aborti spontanei, infezioni amniocoriali, parti pretermine, feti di basso peso alla nascita, endometrite post partum ).
Tuttavia occorre ricordare che la sola evidenza della Gardnerella vaginalis nell'esame batteriologico del secreto vaginale non autorizza la diagnosi di vaginosi, in quanto tale batterio è presente in almeno il 50% delle vagine di donne asintomatiche.
Per quanto concerne il trattamento della vaginosi batterica, le linee guida raccomandano l'impiego della terapia antibiotica solo nelle donne gravide, nelle pazienti sintomatiche ed in quelle che devono essere sottoposte ad intervento chirurgico.
Negli altri casi l'uso degli antibiotici potrebbe peggiorare il già alterato equilibrio ecologico, mentre è più utile far ricorso a prodotti che ripristinino la flora saprofitica.
Un buon risultato terapeutico può essere raggiunto anche con i farmaci antinfiammatori come l'Ibuprofene-isobutanolammonio.
Mediante l’impiego della microscopia elettronica a scansione si è potuto infatti evidenziare che l'Ibuprofene-isobutanolammonio riduce l'adesività ( -50% circa ) della Gardnerella vaginalis alle cellule della mucosa vaginale che risultano meno colonizzate da questo batterio. ( Xagena2003 )
Tratto dalla Rivista INFORMED - Edizioni Scripta Manent - Pietro Cazzola
Gyne2003