Nella pratica clinica, le donne con stadio precoce di cancro al seno hanno più probabilità di sopravvivere con una mastectomia parziale ( lumpectomia ) piuttosto che una mastectomia, secondo uno studio basato sulla popolazione.
La sopravvivenza globale è stata più elevata del 19% dopo chirurgia conservativa del seno e radioterapia piuttosto che con mastectomia dopo aggiustamento per altri fattori.
Per più di due decenni, si è creduto che gli esiti del tumore alla mammella in fase iniziale fossero equivalenti sia con la mastectomia che con la chirurgia conservativa del seno con radioterapia adiuvante ( terapia conservativa del seno ).
La sopravvivenza paragonabile notata in studi randomizzati e controllati sembra essersi manifestata diversamente al di fuori dell’impostazione dello studio.
Secondo questi dati la terapia conservativa del seno rimane una valida alternativa alla mastectomia per la malattia in stadio precoce, indipendentemente dall'età o dallo stato dei recettori ormonali. Resta da capire perché le donne traggano maggiore beneficio dalla lumpectomia.
La risposta ha implicazioni per la pratica, dato che la tendenza nella terapia del tumore al seno in stadio precoce è stata verso la mastectomia, negli ultimi anni.
L'analisi del California Cancer Registry ha riguardato tutte le 112.154 pazienti con diagnosi di tumore alla mammella di stadio I o II dal 1990 al 2004 trattate con terapia conservativa del seno ( 55% ) o mastectomia senza radioterapia ( 45% ).
Il follow-up per tutto il 2009 ha mostrato un hazard ratio per la sopravvivenza globale di 0.81 con la lumpectomia versus mastectomia dopo aggiustamento per il grado del tumore, percentuale di linfonodi positivi, etnia, status socioeconomico, dimensioni del tumore, età al momento della diagnosi, e anno della diagnosi.
Il vantaggio dato dalla terapia conservativa del seno è stato riscontrato tra gruppi per status di età e dei recettori ormonali.
Le donne di età inferiore a 50 anni con patologia positiva per i recettori ormonali hanno avuto il minore beneficio dalla lumpectomia contro la mastectomia, ma ancora significativo, ad un hazard ratio aggiustato di 0.93.
La sopravvivenza malattia-specifica è stata migliore anche con la terapia conservativa del seno per le donne di 50 anni o più con tumore positivo ai recettori ormonali ( HR=0.86 ) e per quelle di età inferiore a 50 anni con tumore negativo ai recettori ormonali ( HR=0.88 ).
I risultati sono stati almeno altrettanto buoni con la mastectomia per le donne di 50 anni o più con patologia negativa ai recettori ormonali ( HR=0.93 ) e per quelli sotto i 50 anni con tumore positivo ai recettori ormonali ( HR=0.94 ).
La sopravvivenza globale è stata superiore con la terapia conservativa del seno, sia per i tumori di fase I che per quelli di fase II.
E’ stata effettuata un’analisi in base alla causa di morte entro 3 anni dalla diagnosi indice di carcinoma mammario come indicatore di preesistenti comorbidità che possono aver influenzato le decisioni di trattamento chirurgico.
La mastectomia è stata associata a una maggiore probabilità di morte per ogni causa esaminata, il che suggerisce un carico più elevato di comorbidità non-fatali alla presentazione che potrebbe aver influenzato il processo decisionale chirurgico. Tuttavia, questo fattore da solo non può spiegare perché le donne trattate con mastectomia abbiano avuto minore sopravvivenza malattia-specifica dopo aggiustamento per età e caratteristiche del tumore.
Lo studio non ha potuto tenere conto di variabili come la copertura assicurativa sanitaria, la distanza da un impianto che emette radiazioni, la disponibilità di chirurghi plastici ricostruttivi e altri fattori correlati, che hanno dimostrato di influenzare i tassi di terapia conservativa del seno.
Nemmeno il registro dei tumori includeva dati sulle condizioni di comorbidità, precedente irradiazione della parete toracica, rapporto tumore-seno, altre controindicazioni mediche alla radioterapia o alla mastectomia parziale, misure di aggressività del tumore, o status HER2.
L’ampiezza e le conseguenze di questi potenziali fattori di confondimento sono difficili da stimare, ma possono spiegare in parte i risultati osservati. ( Xagena2013 )
Fonte: Cancer, 2013
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