I coaguli ematici sono la principale causa di invalidità e morte nei pazienti dopo intervento chirurgico.
Ogni anno, la trombosi venosa profonda è diagnosticata a 2 milioni di americani, e quasi un terzo di loro sviluppa embolia polmonare, per un totale di 60.000 morti/anno.
Prima di sottoporre un paziente ad intervento chirurgico, deve essere valutato il rischio di di tromboembolia venosa.
I coaguli ematici possono anche comportare problemi cronici tra cui sindrome post-trombotica, insufficienza venosa ed ipertensione polmonare.
La trombosi venosa profonda può comportare, per un lungo periodo, gonfiore, dolore, pigmentazione alle gambe.
Alcune pazienti che sviluppano embolia polmonare possono soffrire di problemi cardiaci.
I fattori di rischio per la formazione di coaguli comprendono: l’intervento chirurgico, la lunga permanenza a letto, lo stare seduto per un tempo prolungato, il tumore, l’età avanzata, la gravidanza ed il periodo post-partum, la terapia ormonale, la contraccezione orale, l’obesità, il fumo, le vene varicose, la malattia infiammatoria intestinale, ed alcuni disordini ematici acquisiti o ereditari ( come il fattore V di Leiden ).
I dispositivi di compressione ed i farmaci sono i due tipi di trattamento impiegati per prevenire i coaguli ematici nelle pazienti sottoposte ad intervento chirurgico.
Ci sono due tipi di dispositivi di compressione : calze graduate di compressione e dispositivi pneumatici intermittenti.
La formazione di coaguli ematici può essere prevenuta mediante somministrazione dell’anticoagulante Eparina.
Per le pazienti a più alto rischio di sviluppare coaguli, può essere appropriato un approccio combinato di un farmaco e della compressione. Il riuscire a camminare dopo un intervento chirurgico aiuta a prevenire i coaguli ematici. ( Xagena2007 )
Fonte: ACOG, 2007
Gyne2007 Emo2007 Cardio2007